L’Ue propone un salario minimo. Arriverà anche in Italia?
Le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sulla proposta di direttiva su “un equo salario minimo”
Commissione europea, Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo su una direttiva per introdurre in tutta l’Unione europea il salario minimo, che ad oggi non è presente in diversi Paesi.
Secondo la Commissione, 1 lavoratore su 6 riceve un salario molto minore ai due terzi di quello mediano a livello nazionale. La proposta di direttiva sul salario minimo ha quindi lo scopo di ridurre le disuguaglianze che scaturiscono da questa situazione.
I Paesi dell’UE in cui esiste già il salario minimo sono 21.
Non hanno un salario minimo Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia, Svezia e Italia: in questi Paesi, come sostituti del salario minimo vengono usati i contratti collettivi del lavoro, che però non coprono tutti i lavoratori. In Italia, per esempio, il 15% dei lavoratori non è coperto da contratto collettivo.
Con questa direttiva l’Unione Europea intende costruire un quadro comune a tutti i Paesi, per far sì che i salari minimi siano adeguati ed equi in tutto il territorio comunitario. In particolare, l’idea è quella di introdurre un salario minimo pari almeno al 60% del salario mediano nazionale lordo.
L’altro obiettivo annunciato dalla Commissione europea è di rafforzare i contratti collettivi del lavoro, soprattutto in quei Paesi in cui questi coprono meno del 70% dei lavoratori. In Italia questa copertura è pari all’85% dei lavoratori.
I dati mostrano però che l’introduzione del salario minimo non ha sempre effetti positivi sul mercato del lavoro: se è troppo alto può avere un impatto negativo sull’occupazione, perché il datore di lavoro non sarà in grado di pagare tutti i lavoratori secondo i minimi stabiliti e tenderà a risolvere il problema assumendone meno.
Questo dipende dalle caratteristiche del mercato del lavoro, che cambiano da Paese a Paese. Ecco perché non sarà semplice costruire un quadro comune che sia equilibrato e rispetti le caratteristiche di ogni singolo Paese. D’altra parte, misure come questa rendono più uniformi i mercati del lavoro dei diversi Stati membri, favorendo scambi positivi.
Ecco, allora, alcune semplici risposte per capire meglio cos’è il salario minimo e di cosa si sta discutendo in Europa.
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Che cos’è il salario minimo?
Per salario minimo si intende il salario più basso consentito dalla legge sotto cui non si può scendere
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Quali sono gli obiettivi della direttiva UE sul salario minimo?
✅ Assicurare che i salari minimi siano “adeguati” in tutti i Paesi europei
📑 Aumentare la copertura della contrattazione collettiva
📈 Creare meccanismi per adeguare i minimi salariali in ogni Paese europeo
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Secondo la nuova direttiva UE, un salario minimo adeguato dovrebbe:
💰 fornire un tenore di vita dignitoso
🗂 rispettare le condizioni economiche e salariali di ciascun Paese
📉 essere pari al 60% del reddito mediano lordo nazionale
Il modo in cui si calcola il salario minimo cambia da Paese a Paese
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Ad oggi nei Paesi UE in cui non c’è un salario minimo vengono usati i contratti collettivi del lavoro che hanno il compito di definire per ogni categoria di lavoratori:
❌ retribuzioni minime sotto a cui non si può scendere
🤝 tutte le caratteristiche del rapporto di lavoro (es. giorni di ferie all’anno)
La direttiva UE ha lo scopo di aumentare la copertura dei contratti collettivi, cioè i lavoratori che ad oggi non ce l’hanno. I minimi salariali non sono sempre basati su criteri chiari e che si aggiornano regolarmente.
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Lo scopo della direttiva UE è introdurre meccanismi nazionali per:
⚖️ definire in modo chiaro i minimi salariali per tutti
♻️ aggiornarli periodicamente in base all’andamento economico del Paese
Salario minimo, basic income, reddito universale, reddito di cittadinanza. Tanti, troppi termini. Facciamo un po’ di chiarezza.
Se il salario minimo è il salario più basso consentito dalla legge sotto cui non si può scendere, il basic income (o reddito base) è invece una somma di denaro che viene erogata a intervalli regolari di tempo ai cittadini: viene erogato a tutti in modo incondizionato, e a prescindere dall’attività lavorativa e dal reddito.
Il crescere delle disuguaglianze nel mondo rende il basic income tra gli strumenti che più accendono la curiosità di economisti e policy makers. Ma è una misura che funziona? In questo video della nostra Clara Morelli ricostruiamo la storia del reddito di base e tutte le sue declinazioni politiche. Vediamo quali sono stati gli effetti nei Paesi in cui è stato applicato, come Finlandia e Stati Uniti, e vediamo il caso italiano del reddito di cittadinanza, che non è un vero e proprio basic income ma si avvicina.
Al tema del salario minimo si lega inevitabilmente quello dell’aumento dello stipendio, soprattutto perché l’Italia è l’unico Paese in Europa in cui negli ultimi 30anni gli stipendi sono diminuiti.
In questa situazione, secondo il think tank Tortugaecon, il salario minimo potrebbe aiutare a riportare i salari al loro livello ottimale, anche se in mancanza di un aumento della produttività, rimarrebbe molto basso.
Le soluzioni vanno quindi cercate nell’aumento della produttività e della concorrenza:
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