Siamo alla canna del gas
(ma non è un male)
Negli ultimi sei mesi il prezzo del gas è aumentato del 700%, quello del petrolio del 27% e quello del carbone del 50%.
Ad oggi, l’84% dell’energia globale proviene dai combustibili fossili: petrolio (33%), carbone (27%) e gas (24%).
Il restante 16% dell’energia prodotta proviene da centrali nucleari (4%) e da fonti rinnovabili come idroelettrico, solare ed eolico (11%).
Alla crisi energetica si è aggiunta la crisi ambientale: il settore – responsabile di oltre i ⅔ delle emissioni di gas serra globali – deve essere decarbonizzato in tempi rapidissimi.
I governi vogliono investire 110 mld $ l’anno per la transizione verso le rinnovabili. Ma il loro sviluppo richiede tempo, soldi e non garantiscono ancora sufficiente stabilità nella produzione a causa delle incertezze legate alla stagionalità di elementi come vento e sole.
Ad oggi, gli USA soddisfano il 30% del proprio fabbisogno energetico con il gas. L’Europa, dotata di minori risorse proprie, il 23%.
Difficile prevedere la futura diffusione di questa tecnologia, soprattutto in assenza di un’adeguata infrastruttura logistica: per quanto riguarda il nostro Paese qualcosa si muove.
È stato infatti da poco inaugurato il primo deposito costiero di GNL a Ravenna che potrebbe giocare un ruolo chiave nella riduzione dell’uso di petrolio nel settore dei trasporti italiano.
Per alcuni, il processo di decarbonizzazione in atto non può permettersi lo step intermedio dello switch da carbone a gas.
Per altri, invece, è una misura efficace e necessaria. Ursula Von Der Leyen ha annunciato una proposta per inserire il gas naturale tra gli investimenti considerati verdi dall’UE.