GIRA LO SCHERMO Mmm, così non va.

Internet Wars

Il 14 settembre 1987 la prima mail a uscire da una nazione comunista viene inviata dalla Cina alla Germania: «Oltre la Grande muraglia, possiamo raggiungere qualunque angolo del mondo».

Il mondo sembrava pronto a unirsi attorno a un’unica infrastruttura, senza confini, frontiere o censure. Oggi, quel sogno sembra lontano. Il 2020 è stato l’anno dello Splitinternet.

Splitinternet = un internet diviso, in cui l’accesso alle informazioni non è più universale, ma dipende da dove vivi e da quale governo hai. 

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Sempre più nazioni hanno abbracciato il tecnonazionalismo. Nell’Africa sub-sahariana, il 2019 è stato l’anno con più shutdown di internet, per un totale di 8.000 ore (333 giorni). Il record in Sudan: 1.560 ore. 

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Immaginate come sarebbe rinunciare al vostro social preferito (per il 90% di voi, Instagram*). È quello che stanno rischiando milioni di teenager americani

*Così ci avete risposto in un sondaggio sulla pagina di Will
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Alla guerra di internet da giugno partecipa anche l’India. Durante le tensioni con Pechino per il confine conteso dell’Himalaya, ha bannato 59 app cinesi, tra cui TikTok. E in Europa che succede?

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Se il trend non cambierà, in futuro il potere di internet potrebbe essere sempre di più nelle mani di (poche) piattaforme e di (tanti) governi autoritari. 

Ma c’è un fatto che fa sperare: nella storia, i cittadini hanno sempre trovato un modo per sfuggire ai regimi. Con o senza internet. Ma sempre con qualche tipo di connessione. 

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