La vita d’inferno dei moderatori social
Nel mondo ci sono migliaia di persone pagate per guardare contenuti postati sui social o su Youtube in 50 lingue. E molte, non ne possono più.
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Molti hanno iniziato ad appoggiare le teorie cospirazioniste che sono chiamati a controllare. Alcuni sono diventati terrapiattisti. Altri hanno messo in dubbio l’Olocausto o l’11 settembre.
Da qualche mese, i moderatori di Youtube e Facebook devono firmare un documento in cui riconoscono che il loro lavoro «potrebbe portare a Disturbo da stress post-traumatico».
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Tra aprile e giugno, Facebook ha rimosso 7 milioni di post con false informazioni sul Coronavirus. E 200 moderatori hanno scritto a Zuckerberg, chiedendo più soldi e garanzie.
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