Annunci che fanno volare:

Il salvataggio di Alitalia

Quante volte negli ultimi anni avete letto o sentito del “salvataggio di Alitalia”? Dalla fine degli anni Novanta ad oggi ne abbiamo parlato così tanto che l’espressione è entrata nel nostro linguaggio comune. Anche oggi, dopo il passaggio di consegne tra la vecchia compagnia di bandiera e la nuova ITA Airways (che ne ha acquisito il marchio), la frase è dura a morire.

Ma perché Alitalia va costantemente “salvata”? Assieme a L’Eco della Stampa, Will ha analizzato gli articoli pubblicati in questi anni sui maggiori quotidiani nazionali italiani per ritrovare un pattern che ritorna e capirne le ragioni. 

Il tormentone del Salvataggio di Alitalia sui giornali italiani dal 2006 ad oggi

Numero di articoli con la formula “Salvataggio Alitalia” + “vendita”, “esuberi”, “emergenza”, “sciopero”, “privatizzazione”, “company”, “extremis” apparsi dal 2006 al 2022 sui giornali italiani.

   #articoli
   Sfuma l’accordo Alitalia-Air France
   Entra come partner Ethiad
   Sfuma l’accordo con Ethiad
   Prestito ponte ad Alitalia da 1,3 mld €

1947-1997
Gli anni d'oro
Alitalia viene fondata il 5 maggio 1947 ed è un simbolo di rinascita nazionale dopo il fascismo e la Seconda guerra mondiale. Al tempo è posseduta dall’istituto pubblico per la ricostruzione industriale, la celebre IRI. Per quanto possa suonare strano oggi, in quegli anni Alitalia è una compagnia all’avanguardia: a 10 anni dalla nascita, vanta 3 milioni di passeggeri l’anno. Alla fine degli anni ‘70 diventa la prima compagnia aerea europea a volare con una flotta “all jet”. Ancora negli anni ‘80 Alitalia continua il rinnovamento della flotta con gli Airbus A300. Nei primissimi anni ‘90, Alitalia trasporta 28 milioni di passeggeri l’anno, accolti da personale in divise disegnate da Giorgio Armani, pasti preparati da chef famosi e postazioni larghe e confortevoli. Ma il lusso e l’eleganza delle divise non si tramuta in un attivo dei bilanci: in 75 anni di operatività, Alitalia chiuderà i suoi bilanci in utile soltanto tre volte. L’ultima, nel 1999.

Il cibo per la prima classe veniva imbarcato in quantità tali che ne avanzava sempre in abbondanza, e noi hostess potevamo servirci. E che cibo. In Africa aragoste, in Europa caviale. Si pasteggiava a champagne

Lucia, ex hostess Alitalia degli anni 60
Alitalia viene fondata il 5 maggio 1947 ed è un simbolo di rinascita nazionale dopo il fascismo e la Seconda guerra mondiale. Al tempo è posseduta dall’istituto pubblico per la ricostruzione industriale, la celebre IRI. Per quanto possa suonare strano oggi, in quegli anni Alitalia è una compagnia all’avanguardia: a 10 anni dalla nascita, vanta 3 milioni di passeggeri l’anno. Alla fine degli anni ‘70 diventa la prima compagnia aerea europea a volare con una flotta “all jet”. Ancora negli anni ‘80 Alitalia continua il rinnovamento della flotta con gli Airbus A300. Nei primissimi anni ‘90, Alitalia trasporta 28 milioni di passeggeri l’anno, accolti da personale in divise disegnate da Giorgio Armani, pasti preparati da chef famosi e postazioni larghe e confortevoli. Ma il lusso e l’eleganza delle divise non si tramuta in un attivo dei bilanci: in 75 anni di operatività, Alitalia chiuderà i suoi bilanci in utile soltanto tre volte. L’ultima, nel 1999.

Il cibo per la prima classe veniva imbarcato in quantità tali che ne avanzava sempre in abbondanza, e noi hostess potevamo servirci. E che cibo. In Africa aragoste, in Europa caviale. Si pasteggiava a champagne

Lucia, ex hostess Alitalia degli anni 60
1997-2006
L'avvento delle low cost
A metà anni ‘90, i guai iniziano a farsi più evidenti. Arriva la liberalizzazione del trasporto aereo, che apre il settore ai voli low cost e segna la fine del monopolio di Alitalia nelle tratte a breve percorrenza.. A quel punto, tutte le grandi compagnie del mondo – come United, Qantas, British Airways e Lufthansa – si organizzano in blocchi per riconvertire il business in favore dei voli a lunga percorrenza e delle rotte intercontinentali.

Alitalia ha la sua occasione alla fine degli anni ‘90, quando si siede al tavolo con la compagnia di bandiera olandese Klm per formare una joint venture che permetta a entrambe le compagnie di sopravvivere all’urto delle low cost. Gli olandesi versano 100 milioni di euro come investimento anticipato nello sviluppo del nuovo scalo di Milano Malpensa, che nei piani dell’amministratore delegato di , Leo Van Wijk, dovrebbe diventare “il più grande hub aeroportuale dell’Europa meridionale”.

Ma il percorso non è facile. Un documento interno risalente al giugno 1999, rivela che i manager italiani considerano gli olandesi “rigidi e arroganti”; mentre gli olandesi descrivevano gli italiani come “caotici, non strutturati“ e più attenti “alla relazione” che ai risultati.

Gli olandesi lamentano che il governo italiano (allora presieduto dal leader del centrosinistra Massimo D’Alema) non ha spostato le rotte dall’aeroporto di Linate a quello di Malpensa come da accordi. I collegamenti con l’aeroporto del varesotto stentano a decollare. E così, il 28 aprile del 2000, con una decisione unilaterale, Klm blocca l’alleanza e la fusione. L’atto d’accusa è durissimo e parla di un boicottaggio politico del progetto. È solo la prima di tante fusioni internazionali di Alitalia che saltano.

2006-2008
Il "salvataggio" Air France

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   L’ingresso del partner Air France, voluto dal centrosinistra, inizia a essere criticato dai sindacati e dallo schieramento del centrodestra

Senza più il supporto degli olandesi e appesantita da costi enormi, Alitalia continua a perdere soldi ogni giorno. Si comincia a parlare di “esuberi”, una parola che ritroveremo per anni sui giornali. Nel 2006, il Presidente del Consiglio è il leader di centrosinistra Romano Prodi. Che guarda con favore alla partnership con un’altra compagnia  internazionale: Air France. Il vettore francese si offre di rilevare il 49,9% della compagnia di bandiera italiana. 

L’affare sembra fatto, ma Alitalia diventa terreno di scontro politico. Il piano di Prodi viene infatti ostacolato dal leader del centrodestra Silvio Berlusconi, che durante la campagna elettorale promette di preservare “l’italianità di Alitalia” e denuncia la “svendita” ai francesi.

Per giorni gli scioperi dei dipendenti negli aeroporti riempiono le pagine dei giornali. Alcuni lavoratori diventano personaggi televisivi: come la hostess di volo Daniela Martani, diventata  famosa per una foto virale di una manifestazione in cui brandisce un cappio. La Martani inizierà a presenziare negli show televisivi e sarà oggetto di una procedura disciplinare culminata nel licenziamento per aver partecipato al reality show Il Grande Fratello.  Intanto, nel 2008 c’è un nuovo cambio al governo: cade Prodi e, dopo le elezioni, si insedia il quarto governo Berlusconi. Dopo una campagna elettorale all’insegna della difesa della comapgnai di bandiera, il nuovo governo boccia l’accordo con i francesi e Berlusconi promuove una cordata di imprenditori italiani, riunitisi sotto la sigla “Compagnia aerea italiana” (Cai). Sono definiti «patrioti» da Berlusconi, e individuati dal leader di Intesa Sanpaolo Corrado Passera. A guidarli c’è Roberto Colaninno (Presidente della Piaggio), ma il gruppo comprende il gotha dell’economia italiana: c’è il gruppo Benetton, i Riva dell’Ilva, nomi importanti dell’industria delle costruzioni come Ligresti e Caltagirone, e anche l’allora presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Alitalia viene fatta fallire in modo controllato e viene scomposta, in una “bad” e “good” company.. Cai riduce la flotta e taglia 30 destinazioni internazionali, dichiarando di voler competere sulle tratte brevi: ma la mossa si rivela un fallimento, perché quel settore sarà sempre più in mano alle compagnie low cost, che offrono prezzi decisamente inferiori ai clienti. Il tutto si fa sentire nei bilanci della compagnia: nel 2011 Alitalia registra 69 mln di euro di perdite, nel 2012 280 mln e nel 2013 500 mln.
2014-2017
Il "salvataggio" Etihad

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   Si fa avanti la compagnia degli Emirati Arabi Etihad, che però si ritirerà dalla partita tre anni dopo

Negli anni successivi Alitalia continua a perdere soldi, circa un milione di euro al giorno. E nel 2014, ecco un nuovo aspirante partner. Etihad, la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, investe 565 milioni di euro per creare una nuova joint venture, di cui controllerà il 49%. La nuova amministrazione riduce le tratte nazionali, un mercato ormai controllato quasi completamente dalle compagnie low cost. Nel 2014 si grida al miracolo perché Alitalia riesce a chiudere il bilancio con soli 200 milioni di perdite. Una magra consolazione. Infatti, anche quest’avventura dura poco: nel 2016 Alitalia è di nuovo in condizioni disperate, perde 600 milioni di euro e ha duemila esuberi. Il “Salvataggio” questa volta è un piano che prevede diversi sacrifici in vista di un rilancio.   Il piano viene sottoposto a un referendum che deve essere votato dagli 11.600 dipendenti di Alitalia. È una debacle: al voto del 24 aprile 2017, il 67% dei dipendenti boccia il piano. Il piano di Salvataggio da 2 miliardi di euro sfuma. Etihad se ne vola via, lontano dall’Italia. Alitalia, ormai a corto di liquidi, passa in amministrazione straordinaria.

Non rimane che il governo italiano, che sempre nel 2017 eroga il famigerato “prestito-ponte” di 900 milioni di euro per risanare i conti del vettore e tirare avanti in cerca di nuovi partner industriali. Proprio lo scorso 10 settembre la Commissione Europea ha stabilito che il prestito è da considerarsi un aiuto di Stato illegale non in linea con i principi europei di tutela della concorrenza, in quanto l’Italia ha donato alla compagnia soldi che quest‘ultima non avrebbe potuto rifondere al momento del prestito. Inizia l’epoca dei tre commissari straordinari che amministrano la compagnia in attesa di trovare un acquirente.

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   Il Governo dibatte per erogare il famigerato “prestito-ponte” di € 900 mln per risanare i conti di Alitalia in attesa di un nuovo partner

2017-oggi
Ita Airways

   #articoli
   Inizia la fine dell’avventura di Alitalia. Nasce Ita Airways

Passano gli anni. E lo Stato italiano, cioè i cittadini, continua a tamponare le perdite delle casse disastrate di Alitalia. Nel 2019 arrivano altri 400 milioni di euro, per un totale di 1,3 miliardi su cui è ancora in corso un’indagine di Bruxelles per aiuti di stato illeciti. Nessuno vuole, riesce o può occuparsi in maniera efficace e risolutiva del problema aziendale. La soluzione provvisoria, per tutti i governi, è di ricorrere ai prestiti che tamponino le perdite. 

 

Intanto la pandemia porta a un brusco stop del traffico passeggeri, e ogni Paese si muove per dare sostegno alla sua compagnia nazionale. In Italia, questa volta, a doversi occupare di Alitalia è Giuseppe Conte.

 

Il Presidente del Consiglio nazionalizza di fatto l’azienda: crea infatti una nuova società controllata al 100% dal Ministero dell’Economia, la Italia Trasporto Aereo (Ita Airways) e mette Alitalia sotto il suo controllo.

Giovedì 14 ottobre 2021, dopo 74 anni di storia e 13 miliardi di euro spesi dallo Stato, Alitalia fa il suo ultimo volo: un Cagliari-Fiumicino che atterra alle 23:10. 

 

Al suo posto, con aerei riverniciati e nuovo logo, Ita Airways. La compagnia parte con un primo prestito di 700 milioni di fondi pubblici, 52 aerei (che vengono ritinteggiati di blu e con un nuovo logo) e 2.800 dipendenti. I restanti 7.800 dipendenti della vecchia Alitalia, che attualmente è ancora in amministrazione straordinaria, seguiranno un progetto di riqualificazione e collocazione (probabilmente nella stessa Ita) chiamato “new job”. 

 

L’obiettivo esplicito del Governo è quello di cedere le partecipazioni della compagnia a un nuovo soggetto privato. Proprio lo scorso maggio sono scaduti i termini per presentare le offerte per l’acquisto della compagnia. Al momento, pare che le cordate interessate siano due: il fondo Usa Certares, in partnership con Air France-Klm e Delta Air Lines; e la di MSC e Lufthansa. 16 anni e 13 miliardi di euro dopo il primo interessamento di Air France del 2006, l’ex Alitalia si ritrova nuovamente in crisi e pronta a essere ceduta a un partner straniero. Tutto è cambiato perché nulla cambiasse.

NOTA METODOLOGICA

I dati contenuti in questa pagina sono stati raccolti da L’Eco della Stampa esaminando gli articoli che contenevano la parola “Salvataggio Alitalia” + “vendita”, “esuberi”, “emergenza”, “sciopero”, “privatizzazione”, “company”, “extremis” apparsi dal 2006 su una selezione di testate italiane.

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